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- Di Redazione BoLab
La crisi idrica è dovuta sì all’intensificarsi degli eventi siccitosi, ma si deve principalmente all’elevato tasso di dispersione idrica.
Razionamenti idrici, invasi sotto pressione, laghi prosciugati, navi cisterne: l'emergenza siccità sta raggiungendo livelli critici, con cali delle precipitazioni del 40% rispetto alla media storica, mettendo a dura prova l'approvvigionamento idrico e l’agricoltura del Sud Italia.
Alla carenza di precipitazioni si aggiunge la dispersione idrica: secondo dati ISTAT, nelle reti idriche italiane si perde il 42,4% dell’acqua potabile, con picchi di oltre il 50% in Sicilia. Le infrastrutture obsolete e la mancanza di manutenzione causano perdite di miliardi di litri d'acqua ogni anno disperdendo risorse che, se meglio gestite, potrebbero risolvere il problema sul nascere.
A peggiorare la situazione, c'è il mancato utilizzo dei fondi del PNRR destinati alla modernizzazione delle infrastrutture idriche e la costruzione di nuovi invasi. La cattiva amministrazione nazionale e regionale, la mancanza di progettazione e la lentezza delle procedure amministrative ostacolano l'implementazione degli interventi necessari: nuovi invasi, tecniche di irrigazione a goccia, scelta di coltivazioni meno idrovore, conversione e riutilizzo delle acque reflue a fini irrigui e industriali, dissalatori, snellimento della burocrazia e soprattutto reti di distribuzione moderne che riducano al minimo le perdite e la dispersione idrica.
L’Italia non ha mai sofferto in maniera eccessiva di crisi idriche: le nostre falde freatiche sono ricche di acqua e ad ogni latitudine sono presenti fiumi e torrenti. La crisi idrica è dovuta sì all’intensificarsi degli eventi siccitosi, ma si deve principalmente all’elevato tasso di dispersione idrica. Ignorare per anni questo fenomeno si sta rivelando la scelta sbagliata, sia a livello politico che etico, in barba ai territori e alle popolazioni che da essi stessi dipendono.