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- Di Redazione BoLab
Le "stelle cadenti" hanno sempre affascinato l'umanità, evocando desideri e meraviglia. Tuttavia, dietro l'incanto di queste scie luminose, si cela una realtà meno romantica...
Le "stelle cadenti" hanno sempre affascinato l'umanità, evocando desideri e meraviglia. Tuttavia, dietro l'incanto di queste scie luminose, si cela una realtà meno romantica: spesso ciò che pensiamo essere residui di comete o asteroidi non sono altro che scorie o rifiuti di natura terrestre.
Si tratta di ‘rifiuti spaziali’, cioè vecchi satelliti, frammenti di razzi e detriti vari, risultati dell'attività spaziale umana e frutto di oltre 640 collisioni e incidenti. Con oltre 8.000 tonnellate di rottami spaziali che orbitano attorno al nostro pianeta, il pericolo di vedere queste scorie infiammarsi nell'atmosfera è sempre più frequente. Tuttavia, a differenza delle meteore naturali, questi oggetti non si disintegrano completamente mettendo a rischio l’operatività degli oltre 15mila satelliti e della Stazione Internazionale Internazionale, ormai spesso costretta a effettuare costose procedure di evitamento. L’Esa - European Space Agency - ha infatti avvertito che i rischi cominciano ad essere parecchi, soprattutto considerando che, entro il 2030, il numero di satelliti in orbita passerà dagli attuali 9mila a oltre 60mila.
L’Esa in particolare ha espresso preoccupazioni per la “sindrome di Kessler”, uno scenario in cui la densità dei rifiuti spaziali è così alta che i detriti cominciano ad urtarsi fra di loro con un effetto a cascata che genera sempre più rifiuti. Un’escalation che potrebbe cambiare il nostro modo di muoverci nello Spazio.
Le proposte per affrontare questa sfida includono l'adozione di normative più rigorose per la gestione dei satelliti a fine vita e la limitazione del numero di nuovi lanci. Inoltre, si discute l'introduzione di tecnologie per la rimozione attiva dei detriti più grandi dall'orbita terrestre, un problema complesso che richiede cooperazione internazionale e un'attenta pianificazione.?Viene da dire che la capacità di ignorare i rischi che comporta uno smaltimento inadeguato dei rifiuti sul nostro pianeta ha ormai raggiunto livelli spaziali.