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Il potenziale dell’energia geotermica nella transizione energetica

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  • Di Redazione BoLab

Il potenziale dell’energia geotermica nella transizione energetica

Nel panorama delle rinnovabili, l’energia geotermica è una fonte dal potenziale enorme, soprattutto in un paese geotermicamente attivo come l’Italia. Un esempio viene dalla Toscana che riesce a soddisfare più del 30% del fabbisogno energetico regionale grazie a centrali geotermoelettriche. Questi strumenti, infatti, permettono di convertire in energia il calore geotermico derivante dal calore primordiale e da processi di decadimento nucleare che avvengono a determinate profondità del sottosuolo.

La geotermia, essendo carbon free, rappresenta una grande opportunità nell’ottica della decarbonizzazione. Inoltre, lo sfruttamento di questa fonte non si limita soltanto alla produzione di elettricità, ma anche alla generazione di calore (per applicazioni industriali e agricole) e climatizzazione (riscaldamento e raffrescamento), dimostrando grande affidabilità oltre che duttilità: l’elettricità infatti è utilizzabile nella produzione di idrogeno verde, mentre il calore geotermico è utilizzabile nei processi di digestione anaerobica e di upgrading necessari per la trasformazione del biogas in biometano (quindi quasi del tutto privo di gas serra).

Nonostante questo in Italia il geotermico rappresenta solo l’1% della produzione energetica nazionale, dimostrando troppa cautela nello sfruttamento di questa risorsa. L’Italia infatti ha una conformazione geologica molto favorevole oltre a una tradizione di lunga data che le ha permesso di sviluppare un know how unico al mondo nel settore. La strada è percorribile ma dev’essere accompagnata da maggiori investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo, oltre che da politiche che facilitino la realizzazione dei progetti geotermici, migliorando la tecnologia di estrazione e riducendo i costi di installazione.