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Plastica in mare

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  • INFO POINT
  • Di Redazione BoLab

Una recente ricerca dell'Ente internazionale di indagini oceanografiche stima la diffusione delle plastiche nei mari

Le ultime ricerche scientifiche svolte dall'Ente internazionale di indagini oceanografiche (Università canadese di Toronto e il Centro di ricerca australiano Csiro) stimano in 11 milioni di tonnellate la quantità di rifiuti in mare composti o derivati dalla plastica. Quasi la metà (il quarantasei per cento) di questi rifiuti sono concentrati attorno ai continenti e si trovano in acque basse, ovvero a una profondità inferiore a duecento metri. Invece, ci sono pure materiali plastici rilevati in fondo ai mari e agli oceani, a una profondità pari a undicimila metri.

Gli studiosi dei fondali degli oceani sostengono che la conoscenza del percorso che fanno i rifiuti in plastica aiuterebbe a prevedere e prevenire l'inquinamento dei grandi bacini d'acqua del pianeta, sia in superficie sia in profondità degli stessi.

I rifiuti che derivano dalla plastica si suddividono, per le loro dimensioni, in macroplastiche, mesoplastiche, micro- e nano-plastiche.  Le più pericolose di tutte sono, indubbiamente, le ultime due categorie: questi rifiuti possono essere facilmente ingeriti da organismi subacquei marini e lacustri.

Un altro dato preoccupante è la costante crescita di produzione delle plastiche e l'assenza di efficaci sistemi di gestione e di trattamento dei rifiuti in masse plastiche inclusi i materiali tossici.


La coordinatrice della ricerca Denise Harvesty propone la soluzione del problema a un livello globale tramite leggi internazionali che andrebbero stilate da studiosi e da ambientalisti per  venire poi approvate da tutti gli stati.