- INFO POINT
- Di Silvano Lova
- Dove: Ferrara
Siamo stati all’edizione 2024 di RemTech Expo, manifestazione di Ferrara Expo dedicata al risanamento, alla rigenerazione e allo sviluppo sostenibile dei territori
Filiera, una parola spesso abusata, ma che, come Bolab, ci sta molto a cuore; quando, infatti, si va oltre alle dichiarazioni fumose di principio e si rende concreta la relazione fra attori che, a vario titolo, lavorano all’interno di uno stesso segmento operativo, tutto diventa più stimolante.
Stimolante certo, ma non meno difficile da realizzare; un caso virtuoso in questo senso ci viene da Ferrara, dove si è appena conclusa la manifestazione RemTech Expo ; si tratta di un appuntamento con un focus estremamente preciso, che non disperde le energie, cercando di coinvolgere espositori ‘per fare numero’, ma le focalizza all’insegna del risanamento, della rigenerazione e dello sviluppo sostenibile dei territori.

Tre pilastri questi (risanamento, rigenerazione e sviluppo sostenibile) che sono alla base delle moderne politiche di intervento di gran parte delle Nazioni europee e che a Ferrara hanno trovato un interessante e vivace punto di incontro, capace di far convivere tutti gli attori (che quelli bravi chiamano stakeholders, ndr) e di generare contaminazioni proattive in grado di aprire nuove strade e opportunità.
Potreste dire, citando una stupenda canzone di Mina: ‘Parole, parole, parole…”, ma a noi di Bolab piacciono i fatti e quindi abbiamo intervistato un ventaglio esemplificativo della filiera (non ce ne vogliano i non citati, a RemTech c’erano davvero molti espositori), proprio per sottolineare come la sfida di proteggere e rigenerare i territori interessi tutti, dalle istituzioni, fino alle imprese private, passando per i centri di ricerca e le istituzioni politiche (di qualsiasi livello).
Il fil rouge delle nostre interviste è quindi coerente con il principio che sta alla base di Bolab: la Qualità emerge dalle Relazioni e dalle Contaminazioni positive fra le varie esperienze professionali.



Istituzioni come perno di aggregazione
Cominciamo il nostro giro di interviste dai ‘padroni di casa’, qui rappresentati da Silvia Paparella, General Manager di RemTech Expo e da Alessandro Balboni, vicesindaco di Ferrara.
Comprensibilmente soddisfatta dal successo sia a livello di espositori (oltre 300) sia dal punto di vista del numero di visitatori (più di 10.000 su tre giorni di manifestazione). Paparella sottolinea come: “Siamo particolarmente soddisfatti del successo dell’edizione 2024, ma soprattutto ci rende orgogliosi che RemTech Expo sia diventata un’occasione importante in cui tutti i protagonisti del settore si confrontano sui grandi temi del futuro. Abbiamo immaginato (e reso concreto con grande impegno e passione) RemTech Expo come un Hub tecnologico e ambientale focalizzato sulle tematiche del risanamento, della rigenerazione e della multitransizione per uno sviluppo sostenibile nei prossimi anni”.
Continua Paparella: “RemTech Expo ha un DNA estremamente specifico, generato dalla collaborazione fattiva tra soggetti pubblici (a qualsiasi livello) e privati; un DNA che, anche con l’edizione 2024, si è ulteriormente rafforzato, anche grazie a un incremento importante in termini di imprese coinvolte e Paesi presenti”.
Conclude Paparella: “Vogliamo presentarci come una Comunità inclusiva, articolata e molto estesa, in cui trovano posto non solo gli Enti governativi, la Pubblica amministrazione, i vari Organi di controllo, ma anche le Associazioni, le società private (attive nei settori di riferimento della manifestazione e, infine, le Università e i Centri ricerca. Tutti quei soggetti, in definitiva, in grado di sviluppare idee e proposte nell'ambito dei momenti di confronto e di un'intensa attività di networking, sessioni congressuali, gruppi di lavoro, corsi di aggiornamento, laboratori e serate culturali che hanno caratterizzato l’edizione che si è appena conclusa”.

Le radici sul territorio, pur avendo RemTech Expo un respiro che si estende ben oltre i confini nazionali, sono estremamente salde, anche per un rapporto fattivo con tutte le Amministrazioni locali (oltreché naturalmente con le Istituzioni nazionali) Remtech Expo è stata per la seconda volta insignita della Medaglia del Presidente della Repubblica per l’alto valore scientifico e culturale), come testimonia Alessandro Balboni, vicesindaco di Ferrara: “Siamo particolarmente orgogliosi che una manifestazione in cui si discute di sostenibilità e di rigenerazione si tenga a Ferrara; siamo, infatti, come Amministrazione comunale, fortemente impegnati per rendere Ferrara una città vivibile e allo tempo resiliente alle sfide del cambiamento climatico”.
“La sfida è quella di trovare e mettere in campo risorse finanziarie importanti per gestire il processo di rigenerazione urbana che abbiamo immaginato; per essere certi di avere a disposizione le risorse necessarie, abbiamo sviluppato un piano di intenso utilizzo dei Fondi europei che ha dato risultati molto positivi. Parliamo di quasi 20 milioni di euro nel corso di cinque anni di mandato che ci hanno consentito (utilizzando strategie di Paesi che già da tempo si confrontano con l’aumento delle temperature medie) di cambiare radicalmente il volto di alcune zone cittadine, trasformandole da isole di calore a oasi verdi urbane, vivibili per la cittadinanza”.


Ferrara è una città a forte caratterizzazione turistica e ricettiva, ma al contempo è da sempre un polo produttivo importante per l’Italia; i nostri interventi di rigenerazione urbana si sono confrontati anche con quest’ultimo tratto distintivo e hanno portato a importanti interventi di bonifica di estesi poli industriali dismessi, rendendoli idonei all’uso di comparti meno impattanti.
“D’altra parte, pur coscienti della necessità di seguire con decisione il processo di transizione ecologica, cerchiamo di assistere i poli produttivi ancora attivi sul nostro territorio, accompagnandoli in un percorso virtuoso che consenta di mantenere qui le produzioni, riducendone (o azzerandone) l’impatto ambientale. Ambiente, sostenibilità e produzione non sono concetti antitetici, ma sono valori sinergici per la Ferrara del futuro. Dal punto di vista turistico vogliamo promuovere un turismo lento, in grado di assaporare appieno tutte le opportunità che il nostro territorio (che è Patrimonio Unesco) può offrire”.

Una rete italiana e internazionale
A RemTech Expo era presente una nutrita rappresentanza di eccellenze italiane del settore pubblico, che, negli ultimi anni, è diventato il vero motore della transizione ambientale; tra gli altri abbiamo intervistato, sullo stand della Regione Puglia, Serena Triggiani, Assessora all’ambiente della Regione Puglia che ci ha confermato come: “In Puglia, la situazione dei siti di bonifica è un tema molto sentito dalla cittadinanza. Come Assessorato all’Ambiente cerchiamo di trasmettere, soprattutto a quei territori che hanno ricevuto una ferita importante (ospitando siti di discarica o altri realtà potenzialmente inquinanti), la vicinanza fattiva della Pubblica Amministrazione che si concretizza con la messa in sicurezza delle discariche o con la presa in gestione dei siti ‘orfani’, quelli cioè abbandonati dalle produzioni ormai dismesse”.
Sottolinea Triggiani: “Ci proponiamo di intervenire, come priorità assoluta, in queste aree a rischio potenziale ambientale, bonificandole prima che si verifichino eventi emergenziali pericolosi per la popolazione".
"A questo scopo abbiamo predisposto la possibilità di erogare finanziamenti ad hoc per la chiusura e la post gestione di questi siti, ma anche per il ripristino ambientale con conseguente restituzione al territorio e ai cittadini. Si tratta di finanziamenti ingenti, integrati nella strategia di sviluppo sostenibile da poco approvata dalla Regione Puglia, con i quali ci auguriamo di lasciare alle generazioni future una Puglia ancora più bella di quella che abbiamo trovato”.

Restando sempre in Puglia e spostandoci in una delle aree più critiche della Regione, la città e il territorio di Taranto, abbiamo intervistato anche Vito Felice Uricchio, Commissario Straordinario per le bonifiche per la città di Taranto, una delle figure chiave anche per RemTech Expo: “Le tre giornate di RemTech sono state, anche quest’anno, particolarmente intense e ricche di contenuti; non è così consueto trovare una platea di stakeholder estremamente interessati ai temi di discussione e con competenze tecniche e professionali elevatissime”.
“Sono andati in scena una lunga serie di momenti di approfondimento, tutti sulle tematiche più attuali, dalle bonifiche ai cambiamenti climatici in atto, dal dissesto idrogeologico (proprio nei giorni della fiera, l’emergenza si è ripresentata proprio in molte province dell’Emilia Romagna) ai temi energetici e, ultimo, ma non meno importante, alle dinamiche di quella che viene chiamata Transizione Giusta, un processo cioè inclusivo, che non lasci indietro nessuno. La pubblicazione degli abstract dei convegni e delle relazioni, che ormai da qualche anno curo insieme a Silvia Paparella e al generale dei Carabinieri Giuseppe Vadalà, ha registrato la presenza di oltre 1.000 autori, di cui il 60% internazionali".

"Un importante segnale di quanto RemTech stia diventando centrale sulle tematiche che ci sono care e della riconoscibilità del format, attraverso RemTech Europe, a livello internazionale. Tanti stimoli, tanti momenti di confronto, per disegnare un futuro che sia sostenibile, all’insegna, torno a ripeterlo, della Transizione Giusta, quel processo in cui tutti vincono in ogni parte d’Italia e del Mondo, senza lasciare indietro nessuno".
Questo deve essere il principio etico che deve necessariamente guidarci nella creazione di un futuro più sostenibile.


In cielo con i piedi per terra
Un vero e proprio training ground quello realizzato dall’Aeronautica in occasione di RemTech per divulgare le attività dell’Arma azzurra nei confronti della bonifica e della sicurezza del territorio.
Con il Generale di Brigata Francesco de Simone, Capo del Servizio dei Supporti del Comando Logistico dell’Aeronautica Militare, abbiamo messo a fuoco le attività effettuate sul territorio nazionale e fuori i confini nazionali in campo ambientale dalla Forza Armata: “Il livello di preparazione del nostro personale è altissimo, maturato sia sul campo sia con la frequentazione di specifici Master Universitari. Questo ci consente di intervenire velocemente e con competenza, grazie all’ausilio laboratori mobili ed aviotrasportabili, eseguendo, in qualsiasi condizione di lavoro, tutti i controlli previsti atti a garantire sia la sicurezza del volo sia il rispetto della normativa ambientale nazionale e degli accordi internazionali”.
Prosegue De Simone: “Qui a RemTech abbiamo voluto simulare alcune delle attività di analisi e campionamento dei suoli, ma l’Aeronautica è costantemente impegnata in interventi sul campo, come, ad esempio, quello che nel 2020 ci ha visto operare nel porto di Beirut".
"Qui, dopo la catastrofica esplosione di un silos di stoccaggio, siamo intervenuti a tutela del contingente italiano sia civile sia militare presente nel luogo della tragedia, su richiesta del Comando Operativo di Vertice Interforze: una squadra di valutazione ambientale composta da personale dell’Aeronautica Militare è intervenuta nell’arco di 72 ore per verificare la presenza di eventuali rischi di natura ambientale”.
Continua De Simone: “Come Aeronautica, non siamo solo impegnati in interventi sul campo, ma stiamo da tempo implementando un intenso programma di miglioramento ambientale delle nostre strutture logistiche. Siamo, infatti, ben coscienti che lo sforzo di ridurre le emissioni climalteranti sia fondamentale e che il nostro ruolo deve essere di capofila e esempio in questo senso; come tutte le Istituzioni dello Stato, anche l’Aeronautica Militare ha un patrimonio infrastrutturale importante, ma allo stesso tempo anche molto datato. Per questo abbiamo avviato una serie di progetti destinati all’efficientamento; fra questi cito ‘Aeroporti Azzurri’ che ha lo scopo di adeguare le nostre infrastrutture alle caratteristiche di efficienza energetica previste dalla normativa vigente”.


“Voglio anche citare un altro progetto, il primo della Difesa che coinvolge la nostra Capitale ed è Interforze: ‘Castro Pretorio Smart District’ prevede la trasformazione del comprensorio compreso tra la Stazione Termini e l’Università Sapienza. Si tratta di un’estesa area che ingloba il Palazzo Aeronautica (la sede storica dell’Arma) e altre strutture dell’Esercito; l’obiettivo è quello di creare una serie di edifici energicamente autonomi, sfruttando le energie rinnovabili”.
Nell’area allestita dall’Aeronautica trova anche posto un laboratorio campale che, come ci spiega De Simone: “É utilizzato per le attività CBRN, in dotazione al 3° Stormo di Villafranca, e viene utilizzato per il monitoraggio delle minacce chimiche, batteriologiche, radiologiche e nucleari. Benché sia un assetto prettamente operativo, mi piace evidenziare come questa capacità sia stata testata dall’Aeronautica Militare pochi mesi prima dello scoppio dell’emergenza pandemica Covid-19; quando il 3° Stormo è stato coinvolto nel dispositivo di Protezione Civile, queste capacità operative sono state portate a Pratica di Mare per organizzare le attività di decontaminazione dei nostri connazionali che rientravano dalla Cina. Una capacità nata per esigenze prettamente operative è diventata, in quell’ambito, un’importante risorsa per la collettività e per il Sistema Paese”.
Un’altra attività fondamentale in capo all’Aeronautica Militare è la divisione dedicata alla Meteorologia; fondamentale soprattutto in una fase di forte accelerazione degli eventi climatici estremi e, di conseguenza, della necessità di prevederli con sempre maggiore pressione.A RemTech Expo ne abbiamo parlato con il Generale di Brigata Luca Baione, capo dell’Ufficio Generale Aviazione Militare e Meteorologia e Rappresentante permanente d’Italia presso l’Organizzazione Meteorologica Mondiale: “I fenomeni estremi, che abbiamo visto susseguirsi negli ultimi anni, sono la conseguenza del surriscaldamento globale, un fenomeno che ha nel Mar Mediterraneo un hot spot, un punto in cui si raggiungono valori di surriscaldamento molto alti. Per questo e per riuscire a prevedere i fenomeni estremi che ne conseguono, l’Aeronautica Militare ha una rete di sensori diffusi sul territorio nazionale a cui si aggiungono 12 radiosondaggi con pallone sonda al giorno da sei aeroporti militari che misurano, attraversando tutti gli strati dell’atmosfera, tutti i dati (temperatura, vento, umidità e pressione) registrati nel corso dell’ascensione, trasmettendoli in tempo reale alla centrale operativa di Pratica di Mare. Abbiamo quindi uno ‘spaccato’ dell’atmosfera sulle verticali dei sei aeroporti con tutti i precursori delle variabili meteorologiche”.


Continua Baione: “A questo si aggiungono i rilevamenti satellitari, dato che l’Aeronautica Militare rappresenta l’Italia presso l’Organizzazione Europea per i satelliti meteorologici, e può attingere e rielaborare i dati della rete di satelliti. Tutti questi dati assieme, analizzati e rielaborati, consentono di effettuare le previsioni meteorologiche. L’Aeronautica Militare, inoltre, ha una rete di 14 stazioni di rilevamento dei lampi, chiamata ‘Lampinet’ che rilevano i lampi che si scaricano sulla terra”.
Sottolinea Baione: “Siamo soddisfatti della nostra capacità di analisi? Non ancora, dato che per prevedere fenomeni cosi intensi e repentini (i precursori si generano e sviluppano sempre più velocemente a causa del cambiamento climatico) occorrerebbe una maggiore capillarità delle stazioni di rilevamento al suolo e satellitare (due nuovi satelliti meteorologici stanno per diventare operativi) e, soprattutto, una capacità di calcolo e di elaborazione dati ancora più performante di quella che abbiamo ora (attualmente utilizziamo per le previsioni solo il 18 % dei dati disponibili)”.
L’Aeronautica cerca di vincere questa importante sfida operando come Sistema Italia e aggregando altre realtà nazionali, proprio per prevedere sempre meglio gli eventi estremi e consentire di scongiurare o ridurre al minimo i danni alle cose, ma, soprattutto, ai cittadini


Tra cantiere e innovazione: il ruolo dei privati
Numerose anche le aziende private presenti, soprattutto attive nel comparto delle demolizione, delle bonifiche e della rigenerazione urbana; tra queste abbiamo scelto (a campione, senza nessun giudizio di merito per gli esclusi) due realtà; la prima, Nikolli Group, è operativa nel segmento della trasformazione urbana (dalla demolizione alla ricostruzione), la seconda, Evoside, è una realtà che sviluppa e commercializza pannelli di isolamento con materiali a cambiamento di fase estremamente performanti.
Per Nikolli Group abbiamo parlato con Roberto Cappelletti, responsabile tecnico e ambientale dell’impresa di Inzago: “come Gruppo Nikolli siamo alla prima partecipazione al RemTech Expo e siamo rimasti piacevolmente stupiti dal livello degli espositori e dei visitatori; come azienda siamo attivi nel segmento delle bonifiche ambientali, degli strip-out e delle demolizioni più in generale; io sono il responsabile ambientale dell’azienda con particolare focus sulla caratterizzazione dei rifiuti dei nostri cantieri”.
“Nel momento in cui acquisiamo una commessa, valutiamo la documentazione fornitaci dalla committenza, integrando, se necessario, le analisi per le fibre artificiali vetrose e l’amianto o per la caratterizzazione dei terreni. Una volta acquisito un quadro soddisfacente dello stato di fatto, le informazioni vengono trasmesse alla direzione di cantiere che organizza le demolizioni in modo da ridurre i rischi al minimo”.
“Lavoriamo con demolizione selettiva, selezionando le varie tipologie di materiali (cemento, rifiuti misti da demolizione, cartongessi, guaine, materiali contenenti amianto) che vengono inviati a impianti di trattamento autorizzati. Completate le demolizioni, in caso di passività nei terreni, ci occupiamo della caratterizzazione e alla successiva bonifica, fino anche a raggiungere la linea di falda (un caso recente ha richiesto la rimozione di 600 tonnellate di terreno contaminate da idrocarburi)”.
Conclude : “Per noi, l’attenzione al rispetto di tutte le normative ambientali, non è solo una procedura tecnica, ma anche e soprattutto un portato morale, così come l’attenta gestione della sicurezza in cantiere a tutela sia dei nostri operatori sia degli abitanti delle zone in cui andiamo ad operare".

E siamo estremamente soddisfatti di aver riscontrato la medesima attenzione in RemTech e in molte delle aziende che sono qui presenti e con cui ci siamo confrontati.

Lato Evoside, invece, abbiamo intervistato Mauro Papagni, direttore tecnico: “Questa è la prima volta che partecipiamo a RemTech Expo, come visitatori, e devo dire che abbiamo trovato una fiera molto ben organizzata e piena di spunti di approfondimento. I risultati e le risposte, rispetto alla nostra soluzione tecnologica, che abbiamo riportato dalla fiera sono stati veramente ottimi: abbiamo trovato tantissima qualità e moltissima attenzione alla nostra tecnologia sia negli espositori sia anche nei visitatori”.
“Ci occupiamo di efficientamento degli involucri edilizi, utilizzando un sistema di tipo passivo: impieghiamo, infatti, dei pannelli di nostra produzione, realizzati con materiali a cambiamento di fase, in grado di lavorare incamerando l’energia termica latente a temperatura costante, solamente cambiando di stato, passando quindi da uno stato solido a uno stato semiliquido; all’inversione termica, i pannelli restituiscono questa energia, sempre a temperatura costante, ripassando dallo stato semiliquido a quello solido”.
Sottolinea Papagni: “Si tratta, per il settore delle costruzioni, ma anche per molti altri comparti industriali, di poter coordinare il funzionamento dell’involucro con quello delle componenti attive (impianti riscaldanti o raffreddanti), riducendone l’impiego e quindi risparmiando drasticamente sulla componente economica e riducendo al contempo le emissioni di gas climalteranti”.

Conclude Papagni: “Il primo obiettivo di un involucro realizzato con i nostri materiali è quello della stabilizzazione della temperatura con importanti impatti positivi sul comfort abitativo; il secondo obiettivo è, come ho accennato prima, di generare un risparmio energetico tendenzialmente superiore al 30%, rispetto ai sistemi presenti attualmente sul mercato”.